Arrow, 2×11: la recensione di Blind Spot

Attenzione la recensione contiene spoiler sull’episodio

Standard davvero elevatissimi per Blind Spot, 11° episodio della seconda stagione di Arrow, che convince sotto quasi tutti i punti di vista, a cominciare dall’intreccio principale finendo ai flashback che adesso trovano finalmente la corretta omogeneità con la struttura. Infatti tutto sembra al suo posto e paradossalmente lo si vede ancora meglio quando l’attenzione si sposta sul vero protagonista della puntata, Laurel (Katie Cassidy) sacrificata sull’altare della trama a cornice di un episodio memorabile, in cui un plauso va certamente anche a Kevin Alejandro!

Il vero assassino ha un altra maschera: la tossicodipendenza?

Il nucleo principale di Blind Spot, è inutile negarlo, gira attorno alle figure di Laurel e Sebastian (Kevin Alejandro). Quest’ultimo sembra proprio una veterano d’altri tempi in materia di recitazione: protettore di Starling da un alto e figura davvero spaventosa -oltre che poco sana di mente- dall’altro; lupo da un lato e agnellino dall’altro, tenuto sotto scacco da un “Deathstroke” altroché se feroce e spietato. E in tutto questo spunta fuori anche il modo egregio in cui riesce ad esprimere l’ansia e la stanchezza, di una ficcanaso di troppo, per altro aiutata da un arciere che sembra sempre fidarsi ciecamente di lei. Ma intromettersi negli affari di qualcun altro si sa, non è mai buona cosa e la scusa di tossicodipenza unite ad un agente (Daily) venduto alla causa di Blood aumentano a dismisura la curiosità agli occhi dello spettatore. E’ qui che il dramma di Laurel viene fuori, ed è anche qui che la sua gelida tenacia si scontrano con la fragilità di chi si mette contro un nemico più grande lui, la domanda è questa, la tossicodipendenza o il potente di turno? Suo padre sembra darle la risposta, che più chiara di una porta in faccia forse non si può. E la conseguenza più diretta è che il suo sacrificio sull’altare della trama, la porta alla definitiva perdita di credibilità.

Non avrai pensato che rischiassi di perdere la battaglia per..una scazzottata con te? No… Bisogna avere un asso nella manica. E il mio è Daily

Con un continuo crescendo dell’intreccio era pressoché scontato che Blood,  arrivati a un certo punto, lasciasse traccia di sè per essere trovato e prepararsi alla battaglia con l’arciere che instancabilmente sentiva il suo odore senza mai trovarne il volto. Ma una volta arrivati al nocciolo della questione e aver “sparato” tutto il proprio l’odio contro il nemico sbagliato era evidente che i conti non tornassero, sempre per quel concetto di altare della trama, mai caro quanto oggi. Infatti appariva improbabile e il colpo di scena ce l’ha dimostrato tutto, che non si poteva finire con una semplice “scazzottata” -come il Joker del cavaliere oscuro c’insegna- e perdere così tutto il lavoro fatto, o da rifare. Certo, il terrore “Slade” e l’astuzia di Oliver, ci hanno fatto dubitare fino all’ultimo secondo, ma così non è stato.
In tutto questo però viene spontaneo chiedersi come mai i veri dubbi non siano venuti al protagonista della serie e come mai non dare per l’ennesima volta ascolto al suggerimento di Diggle, (“e se avesse saputo che lo stai cercando e avesse deciso di lasciare la città?“) chiaramente in senso lato intendo:  come fa ad essere tutto così scontato per lui? Eppure anche Felicity ce lo ricorda: “il suo cognome è Blood, non può essere un buon segno“. L’unica spiegazione ed è forse quello più naturale, ricade sui problemi di Laurel che certamente finiscono per condizionare Oliver, che adesso vacilla difronte al suo vecchio (?) amore.

La perfetta dualità del flashback

Per quanto riguarda il flashback, come detto sopra tutto s’incastra perfettamente in un puzzle dove la dualità viene intesa con il presente di Starling: infatti la doppia identità mentale di Ivo che sfocia nel suo lato terrificante e psicotico mai visto così chiaramente quanto oggi, ci ricorda molto quel Sebastin Blood che ha fatto fuori la madre, nonostante il suo alter ego l’avesse “perdonata”. Molto interessante anche il piccolo segreto di Laurel che Sara rivela ad Oliver, svelando ancor di più la fragilità della sorella che li crede morti.

Conclusione

Blind Spot ci tiene incollati allo schermo dal primo all’ultimo minuto, non senza delle incertezze sulla trama alternativa di Roy, interessante per le pieghe future ma un pò troppo banale per i fatti buttati lì un pò a caso. Il resto sia l’intreccio cittadino che quello isolano non lasciano alcun dubbio che la serie stia prendendo pieghe davvero d’alto livello, in cui più di una persona è capace di tenere alto il buon nome della trama sacrificando anche se stesso, per una caduta forse necessaria e mai banale.

VOTO GLOBALE 8.5