Don’t Starve: la recensione (PS4)

Col titolo indie che segna il record di un milione di giocatori su PS4, siamo rimasti parecchio incuriositi e abbiamo deciso di provarlo. Don’t Starve, vedendolo da lontano non ci aveva più di tanto stupiti, soprattutto in fatto di ripetitività: se devi sopravvivere devi fare sempre le stesse cose che ti permettono di non morire. Ma in effetti provandolo, abbiamo capito che oltre alla ripetitività, sì perchè questa a parer mio c’è sempre, in alcuni piccoli frangenti l’arguzia e la curiosità sono componenti necessarie, seguendo un pò i canoni della cicala e della formica. In questo dualismo, cerchiamo di chiarire un pò cosa il titolo Klei Entertainment ci lascia.

La coerenza c’è, l’arguzia pure, ma il dualismo non scompare

E’ vero le tinte di Don’t Starve ci appaiono di stampo Burtoniano e il mondo era come ce lo aspettavamo, un pò troppo tetro e ispido, che non ci invita proprio a rimanere col sorriso, ma porta, forse i più volenterosi a ricercare quella voglia di sopravvivere, come sperano i creatori del titolo. Se riuscite a superare lo scoglio delle meccaniche di gioco, il tema della sopravvivenza potrebbe anche andarci bene, non facendo però scomparire questo dualismo tra ripetitività e arguzia. La mancanza di tutorial non aiuta e la sola lingua inglese, non migliora certamente la situazione: il risultato? Già dopo qualche minuto potrete rimanerci secchi, addirittura potreste non superare il trauma della prima notte. Questa sensazione di smarrimento evidente, come abbiamo detto sopra è ampiamente ricercata dal team, che almeno in questo fa la scelta coerente di dirci le cose come stanno.

La cicala e la formica: se le cose difficili non vi spaventano..

..potrete anche prenderci gusto e partita dopo partita potrete diventare dei veri esperti di Don’t Starve, che comunque nasconde nuove insidie dietro l’angolo, e almeno l’effetto sorpresa è una delle cose più gradevoli del titolo, insieme ad una musica di sottofondo in linea con l’avventura. Per superare al meglio gli ostacoli che determineranno o meno la nostra sopravvivenza, dobbiamo prima di tutto abbracciare le politica della formica, raccogliere tutto ciò che possiamo, partendo dalle materie prime che ci porteranno alla costruzione di attrezzi rudimentali, per spaccare pietre, fare a pezzi un albero; ma non solo, perchè dovremmo pure badare alla nostra pancia, e dunque cercare sul campo, tra l’altro abbastanza vasto e soddisfacente, bacche, carote (ecc.), senza dimenticare la caccia. Superata la fase iniziale di studio e avendo raccolto molti oggetti tra cui l’oro, saremo anche in grado di costruire macchine della scienza o laboratori alchemici, anche se a lungo andare la sensazione di ripetitività e noia, potrebbe avere il sopravvento. Il pad del controller cerca ma non con altissimi risultati, di riprodurre quell’immediatezza che solo il PC può darci.

Conclusione

Se siete persone curiose e argute, certamente Don’t Starve è il titolo che fa per voi, perchè in fin dei conti, la voglia di esplorare e di sopravvivere in un ambiente ostile, fatto anche di caverne sotterranee buie e tetre, è il vero motore del titolo. Se riuscirete a superare le asperità migliorando gradualmente l’intendimento delle meccaniche la creatura targata Klei Entertainment potrebbe rivelarsi una sfida accattivante, purtroppo la sensazione di ripetitività non riesce proprio a scollarsela di dosso.

VOTO GLOBALE 6.5