Arrow, 2×1: La recensione di "La città degli eroi"


Attenzione la recensione contiene spoiler sull’episodio. 

Partita un pò in sordina all’inizio della prima stagione, ma via,via andata sempre più in crescendo, Arrow, serie targata The CW e basata sulle gesta dell’eroe della DC Comics ‘Freccia Verde’, si presenta ai nastri di partenza della seconda stagione con tanta carne al fuoco, prendendo gli strumenti già presenti e facendone saggio uso non solo nel presente, ma continuando in maniera convincente anche nei flashback sull’isola.

Il ‘Sacrificio’

Sicuramente i retaggi del passato aiutano e non poco ad aprire col botto i battenti della season two, basti pensare a ciò che ha provocato il terremoto, uno su tutti la morte di Tommy, che farà da autentico ritornello da qui in avanti “se ricominceremo ad agire sarà per onorare la memoria di Tommy, diventerò la persona che lui voleva che fossi” o almeno così dice Oliver (Stephen Amell). Tra le altre, la catastrofe occorsa a The Glades serve a spianare la strada al ritorno del rampollo della famiglia Queen sull’isola, al carcere di Moira e alla fine della relazione con Laurel (Katie Cassidy), ma sopratutto ad una città ed una serie che prende adesso dei toni più cupi, forse più realistici, in linea con la posizione che DC Comics ci ha abituato fin dal 2005 con Batman Begins. Il fallimento in “Sacrificio”, ultima puntata della prima stagione, dà un ottimo slancio per questo nuovo capitolo.

La basi della prima stagione: come farne buon uso per il nuovo capitolo 

Non è riuscito completamente a fermare la macchina dei terremoti di Malcolm Merlyn, non ha potuto far nulla per salvare la vita di Tommy, era quasi naturale che Oliver spinto da un mezzo fallimento di chi aveva provato a curare i sintomi ma non la malattia vera e propria, decidesse di tornare in un esilio autoimposto proprio sull’isola di Lian Yu. Da apprezzare lo sforzo degli sceneggiatori di aver dato una linea ben definita in termini di coerenza, non solo per la naturale evoluzione degli eventi ma anche per quelle persone che ormai rappresentano per lui un punto fermo, e che a volte ci strappano pure un sorriso: avrete capito che certamente è il caso di Felicity, braccio destro dell’incappucciato, autentico mago dei computer, ma spesso e volentieri impacciata. Qui non solo nel linguaggio, ma anche nell’eroina di turno, terrorizzata all’idea di saltar giù da diversi chilometri d’altezza, da un aereo malandato e con un paracadute che non invoglia certamente al salto. Senza Dig, il collante del trio, le cose non sarebbero semplici per nessuno. Premiamo l’idea di aver concentrato il “salvataggio” solo per una dozzina di minuti, perché c’era veramente tanto da vedere, tra riflessioni, azione e nuovi personaggi o “Canarini”, fate un pò voi.

La città degli eroi, e di chi non perdona il vigilante

Una volta tornato a Starling City, Oliver si accorge subito di quante cose siano mutate, e dell’impatto devastante che il terremoto ha avuto su The Glades dove hanno perso la vita 506 persone. Il caos e la povertà regnano indissolubilmente sovrane e l’unica cosa che fa capolino dai muri, oltre ai fiori in ricordo delle vittime, è il nome di un certo consigliere Blood, che vuole salvare la città dal baratro. Tornando ai personaggi e alla loro caratterizzazione, è chiaro che l’evento ha segnato un pò tutti, tra cui c’è sicuramente Thea che adesso non è più la ragazzina viziata e pronta a fare le cose più stupide, ma una donna matura che in soli 5 mesi, è riuscita a gestire con maestria il Verdant e ha lasciato casa, il tutto senza però riuscire a perdonare la madre. Per fortuna che a starle vicino c’è Roy (Colton Haynes) che spesso cerca di sostituire il vigilante finendo per farsi molto male se non fosse per l’aiuto della new entry di giornata, ovvero Black Canary, che non ci pensa su due volte a stendere i teppisti. Fa dunque il suo ingresso in scena l’eroina, che Kreisberg, il produttore esecutivo della serie descrive così: “E’ una delle prime vere eroine femministe. La sua missione è quella di proteggere le donne, che vengono attaccate e abusate dagli uomini“.

L’unico personaggio un pò in controtendenza con un evoluzione forse troppo esagerata è Laurel, che addirittura scarica le colpe di tutto, in particolare la morte di Tommy non tanto sulle sue scelte, ma sul vigilante, colpevole secondo lei di non essere arrivato in tempo per salvarlo ed essere un uccello di sventure ogni qualvolta si facesse vedere in città: scelte queste un pò campate in aria, forse spiegabili solo con un dolore ancora troppo fresco e una fragilità d’animo che ormai ha preso il sopravvento nella sua testa. Decisione che alla fine la spingono da un lato a lasciare Oliver e dall’altro a giurare vendetta all’incappucciato. Dispiace infine per Quentin Lance (Paul Blackthorne) non vederlo più in veste di detective, ma risulta una situazione paradossalmente positiva perchè gli consente una maggiore mobilità e la possibilità di “lavorare” a più stretto contatto con l’incappucciato. Anzi non chiamatelo più così!

Non sarò più un assassino, non voglio più essere l’incappucciato

Motivo di critiche della prima stagione si basavano sul fatto che scoccare una freccia volesse dire troppo spesso puntare all’indirizzo del cuore, lasciando 0 possibilità ai nemici. Era quindi lavoro arduo smacchiare la fedina ma sopratutto lo stato interiore di Oliver, convinto di uccidere solo per non essere ucciso. In questo caso l’espediente utilizzato è quello degli amici, di quei veri amici che in un momento di difficoltà tirano fuori il meglio, e Felicity pare esserci riuscita, ricordandogli che ci sono modi migliori per salvare delle vite ed ispirare a fare del bene; infine commettere un omicidio avrebbe voluto dire disonorare la memoria di Tommy.

Conclusione

La prima puntata della seconda stagione di Arrow si presenta convincente sopra ogni nostra aspettativa, con elementi della struttura principale che permangono qui con toni più cupi, ma un passo avanti in quanto a realismo a caratterizzazione dei personaggi. Come se non bastasse la trama è un evoluzione naturale di “Sacrificio” e di ciò che è venuto prima, con il risultato di un plauso agli addetti ai lavori che sono riusciti a non farsi prendere dall’entusiasmo e lasciare scorrere i normali equilibri, che molto spesso si evolvono con risvolti piacevoli, come nel caso del passaggio da “incappucciato” ad “Arrow”. Bene anche l’introduzione di un personaggio spigoloso e di non facile collocazione come la spietata Isabel Rochev (Summer Glau), che certamente non mancheremo di vedere nell’immediato futuro.

VOTO GLOBALE 8